Pop-up… ristoranti per magia!

Se nelle favole apparivano tavole imbandite al semplice accendersi di un cerino oggi, grazie alla tecnologia, si puo’ metter su un vero ristorante da un giorno all’altro. Si materializzano nei Garage, nei negozi, negli appartamenti privati, nei giardini pubblici, in location prestigiose o in  spazi di fortuna, alcuni propongono cucina di alto livello altri piatti più consueti. E forse un po’ tutti si muovono sul filo sottile dell’illegalità.

Sono i Pop up, i ristoranti “a tempo”. Spesso si conosce il luogo dell’evento poche ore prima della cena, le prenotazioni si fanno rigorosamente on line, in un clima di segretezza e complicità che è forse la vera chiave di successo di questo nuovo trend, insieme all’idea di cogliere un’offerta esclusiva e limitata nel tempo.

Chiaramente, per ora, questa tendenza ha preso piede prevalentemente all’estero, essendo le leggi italiane, in tema di permessi, più rigide che altrove. Per fare solo pochi esempi possiamo citare:

New York,  dove il food magazine americano “Bon Appetit” ha organizzato un ‘pop-up supper club’. Aperto solo per una settimana che  ha ospitato rinomati chef; A Londra il Cafè Frank e Campari, progettato dagli studenti di Architettura, situato al decimo pianodi un Garage e costruito con tela rossa su strutture di legno; A Parigi, sopra il tetto del museo il “Palazzo di Tokio” è stato installato un mini ristorante “trasportabile” con vista sulla Senna e sulla Torre Eiffel. Fino ad arrivare all’incredibile esperienza di “The cube” il ristorante Pop up itinerante che ogni tre mesi sposta la sua struttura di alluminio, costruita in Italia,  sulla sommità di grandi monumenti delle capitali europee. Alzando gli occhi potrete vederlo su l’Arco di Trionfo di Bruxelles, oppure sul tetto della Royal opera House di Stoccolma, in cima alla Royal Festival Hall di Londra, e perfino a pochi metri dal duomo di Milano, sul tetto di uno dei palazzi della piazza. Questa operazione, oltre alla vista mozzafiato, mette in campo alcuni tra i migliori cuochi del mondo e, a differenza delle altre, ha, chiaramente, licenza di operare.

Pur  lontana da ambizioni faraoniche la fantasia  nostrana, in fatto di ristoranti temporanei, ha trovato comunque  il suo terreno di espressione nelle case private, coniugando in alcuni casi l’amore per la buona cucina con quello per la letteratura, la musica, la pittura, il teatro. Quindi al brivido di bussare alla porta di uno sconosciuto , dal quale mangeremo in compagnia di perfetti estranei, deliziati dai piatti di un raffinato Chef, si unirà quello di partecipare a un happening inaspettato.

Nel progetto napoletano,  “Datè cucina nomade a casa di…”  di Fabiana Longo per esempio, la passione per la cucina di classe si coniuga a quella per il design e l’architettura.

“ Il mio desiderio è consentire alle persone di vivere le nostre città anche attraverso l’architettura più nascosta, quella delle case private, e la cucina mi è parsa subito un ottimo trait d’union.” Dice  spiegando le motivazioni che l’hanno mossa in quest’impresa. “ Con DATE’ gli architetti avranno occasione di mostrare le proprie realizzazioni e il proprio modo di lavorare in modalità ‘dal vero’, lo chef di turno, assecondando il suo estro, delizierà max 12 persone a serata. Ci si prenota on line, si paga per quanto sarà piaciuta la cena  e anche la casa. Il fotografo seguirà lo chef mentre fa la spesa, mentre prepara il cibo, mettendo in relazione gli spazi della cucina che lo ospita con i gesti e le azioni della preparazione del menù e fotograferà la casa come spazio progettato dall’architetto, come spazio vissuto dai proprietari, come spazio che ospita un ‘ristorante temporaneo”.

In questo caso il ristorante non solo si materializza in un giorno ma si muove da un’abitazione all’altra, in un ipotetico viaggio nei segreti della città. Tutto questo accade a Napoli e ci fa sperare che, i ristoranti Pop up, tra non molto troveranno il coraggio di uscire dalle case per occupare altri spazi.

 

 

 

 

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Il termine CORESTAURANT è parte di un marchio registrato e contraddistingue  location o ristoranti aperti al pubblico che offrono ai loro clienti la possibilità di cucinare come nel proprio “ristorante per un giorno”.

La gestione dell’uso del marchio Qking Corestaurant si ispira all’idea di social business  teorizzata dall’economista premio Nobel Muahammad Yunus: i locali (o location) che intendono utilizzare il format e il logo Corestaurant  si impegnano a  versare  tra il 3-5% dell’affitto a organizzazioni non governative che lottano contro la povertà in maniera efficace, efficiente e con bilanci trasparenti.

Per sapere di più, manda una email a info@corestaurant.it

 

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